Critica della ragione progettuale by Alessandro Armando;Giovanni Durbiano;

Critica della ragione progettuale by Alessandro Armando;Giovanni Durbiano;

autore:Alessandro, Armando;Giovanni, Durbiano; [Armando, Alessandro Durbiano, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Saggi
ISBN: 9788815374370
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-08-14T22:00:00+00:00


2. La tana

Travestito da esecutore di programmi, come i generali che fuggono travestiti da soldati o da civili, Speer non poteva negare l’evidenza, il fatto di essere un progettista, di avere architettato tutto ciò che aveva fatto e aveva fatto fare. Succeduto a un ingegnere, Fritz Todt, fu il superiore di un altro ingegnere, Franz Xaver Dorsch, il progettista del Vallo Atlantico, muraglia cinese in cemento armato che dopo la guerra ha conosciuto una seconda vita come meta per gli appassionati di architettura. Ossia un immenso recinto su un territorio che col passare del tempo fu disseminato di tane. E ci si chiede quanti ordini, quante disposizioni e norme, quanti problemi e quante soluzioni stessero dietro alle piramidi della Tana del Lupo perse in un bosco polacco proprio come le piramidi maya invase dalla foresta a Chichén Itzá o come i casermoni di Chernobyl. Si tratta di progetto allo stato puro. E se dovessimo riunire sotto un unico nome il progetto di Speer, questo sarebbe: la tana. Speer non ha fatto altro che produrre tane, grandi o piccole, per il Capo, muri solidi per difenderlo quando le cose volsero al peggio (nel 1935 i muri erano fasci di luce, nel 1945 sono cinque metri di cemento armato), e armi adatte per tenere il più possibile i nemici alla larga da quei muri.

Consideriamo questa scena, nella tana ormai profanata. Un soldato dell’Armata Rossa siede nel salottino di Hitler nel bunker della Cancelleria. L’oggetto dura più del progetto, e ne indica insieme la riuscita e il fallimento. In quelle stanze, sino al 30 aprile del 1945, stava rinchiuso il grande committente. Mancava l’aria, c’erano il continuo ronzio del sistema di aerazione che funzionava male, i colpi e le scosse dell’artiglieria russa che da qualche giorno avevano preso il posto dei raid aerei alleati, tutto questo sotto gli occhi del ritratto di Federico il Grande. Questa volta la grande coalizione aveva avuto la meglio, e non ci sarebbe stato nessun Sanssouci destinato a sopravvivere al grande progetto. Così si chiude il capitolo di Speer architetto di interni, disegnatore di mobili per la Cancelleria oggi in vendita tra appassionati. Così come di servizi di posate con la svastica. Una progettualità totale, un Gesamtkunstwerk progettuale che deriva dal fatto che Speer, diversamente, per esempio, da Piacentini, non fu l’architetto di uno Stato, bensì di una persona e di un suo ambiente.



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